Ma cosa pensano gli Italiani delle auto elettriche per il futuro?
Secondo un sondaggio di Doxa, per conto dell’Osservatorio di Findomestic, gli Italiani considerano come auto sostenibili quelle elettriche (42%) o ibride (32%), e l’elettrico come il veicolo più ecologico sul mercato (45%) ma costoso (31%); adatto alla guida in città (26%), silenzioso (26%) e con bassi consumi (25%).
Per quanto riguarda la diffusione però, in Italia, sul campione d’intervistati che possiedono un’auto (94%), prevalgono i motori diesel (44%) o benzina (41%). Seguono più distanziati i veicoli gpl (10%), metano (4%) e ibridi/elettrici (2,3%).
Come sono fatte le auto elettriche?
Nel sistema esclusivamente elettrico le auto sono equipaggiate con una batteria, un caricabatteria ed un motore elettrico e l’energia rilasciata dalle batterie, essendo in corrente continua, viene trasformata in corrente alternata tramite un Inverter, ovviamente nell’utilizzo dei diffusi motori elettrici a corrente alternata trifasica.
Il principio del motore elettrico è molto semplice, a confronto dei motori endotermici, converte l’energia delle batterie in energia meccanica basandosi sulle leggi dell’induzione elettromagnetica. Di questi motori se ne possono trovare differenti modelli ma quello a corrente alternata trifasica è il più diffuso per via delle sue caratteristiche di maggiore coppia disponibile, maggiore potenza, maggior robustezza e semplicità costruttiva.
Il motore asincrono (così denominato per via della rotazione del rotore non in sincronia col campo magnetico rotante generato dallo statore) è composto da uno statore e da un rotore. Lo statore è formato da un pacco di lamierini magnetici con delle intercapedini nelle quali sono presenti gli avvolgimenti. Il rotore invece è costituito da un pacco di lamierini magnetici in cui sono alloggiate le matasse di avvolgimento.
Questo avvolgimento genera un campo magnetico rotante che induce nei conduttori del rotore una forza elettromotrice, producendo così le correnti che interagiscono con il campo rotante opponendosi alla forza che le ha generate e il rotore inizierà quindi a muoversi.
Per quanto riguarda la trasmissione, tra motore e assi ruote, esistono varie soluzioni per ottimizzare le prestazioni di un’auto elettrica, anche se questo tipo di motori permette di adottare le trasmissioni (opportunamente modificate) dei motori endotermici. Una curiosità sulla retromarcia che volendo si può ottenere invertendo il verso dell’elettricità, cambiando così il senso di rotazione del propulsore e quindi del riduttore, il quale a sua volta inverte quello delle ruote.
Le auto elettriche sono dotate di un sistema frenante particolare che permette di recuperare energia quando l’automobilista rilascia l’acceleratore. Questo sistema trasforma il motore in un generatore che riconverte l’energia cinetica dell’auto in elettricità e la immagazzina nella batteria. Questa conversione dell’energia cinetica in elettrica provoca il rallentamento dell’auto che comunque è dotata anche di un sistema di frenata tradizionale.
Le batterie delle auto elettriche sono in realtà degli accumulatori che differiscono dalle normali batterie per la loro capacità di ricaricarsi dopo l’utilizzo, grazie ad un flusso di energia elettrica di intensità adeguata per un lasso di tempo determinato. Nelle auto elettriche trovano uso le zinco-aria, gli accumulatori piombo-acido, il NiCd, il tipo a NiMH, le Li-ion polimero e quelle agli ioni di litio.
Nel sistema ibrido, cioè nella combinazione endotermico più elettrico, le auto utilizzano in funzione della tipologia di guida, le forze motrici del motore a combustione interna e quelle del motore elettrico per ottenere un’elevata risposta e una prestazione dinamica abbinata ad una drastica riduzione dei consumi carburante e delle emissioni di inquinanti. I sistemi ibridi si possono sommariamente suddividere in tre sistemi:
· Sistema ibrido in serie
· Sistema ibrido in parallelo
· Sistema ibrido misto
Il sistema ibrido in serie è molto simile a quello utilizzato nelle locomotive diesel/elettriche. In questa tipologia il motore termico non è collegato alle ruote, ma ha il compito di generare la corrente per alimentare il motore elettrico che la trasforma in moto, mentre l’energia superflua viene utilizzata per ricaricare le batterie.
Il sistema ibrido in parallelo è quello più utilizzato nelle auto ibride. È caratterizzato da un nodo meccanico di accoppiamento della potenza, per cui entrambi i motori (l’elettrico ed il termico) forniscono coppia alle ruote. Il motore termico può inoltre essere utilizzato per ricaricare le batterie in caso di necessità.
Il sistema ibrido misto è caratterizzato da un nodo meccanico, come negli ibridi paralleli, e da un nodo elettrico, come negli ibridi serie. La modalità costruttiva per realizzare tale doppio accoppiamento può variare e un esempio di questo metodo lo possiamo vedere nell’architettura della Toyota Prius, che realizza l’accoppiamento meccanico tra il motore termico, la macchina elettrica e l’albero di trasmissione finale attraverso la combinazione di un ingranaggio epicicloidale ed un riduttore.
Prestazioni e Utilizzo
Ricaricare un’auto elettrica non è complicato, anzi assomiglia molto alla ricarica di uno smartphone o a quella di un pc portatile. La ricarica si può effettuare da una presa domestica (tramite appositi accorgimenti) o dalle colonnine di ricarica presenti sul territorio. In verità proprio il numero di colonnine è uno dei problemi della scarsa penetrazione nel mercato delle auto elettriche. Sì perché in Italia la situazione, nonostante ENEL abbia dichiarato l’arrivo di molte colonnine entro il 2022, oggi il numero è circa di 2400, principalmente e nelle città più importanti con una copertura di 95 provincie. Per poter individuare queste colonnine possiamo visitare il sito di ENEL (www.eneldrive.it) oppure www.colonnineelettriche.it.
Trovata la colonnina ed equipaggiati della card del gestore (simile ad una qualsiasi carta stile Bancomat) si può effettuare, dopo aver collegato il cavo di ricarica nella presa dell’auto, alla carica. Una volta iniziata la carica dal display della colonnina sarà possibile vedere quanti KWh si stanno utilizzando. La ricarica attraverso queste colonnine normalmente si paga con un abbonamento per un numero illimitato di ricariche. Differente il costo della ricarica se vogliamo utilizzare casa nostra, in quanto sono due le soluzioni. La prima è quella di dotarsi di un contatore dedicato oppure ricaricare direttamente da una presa (CEE industriale) pagando direttamente sulla bolletta di casa le ricariche.
Il tempo di ricarica delle batterie può variare molto a seconda del tipo e della modalità (presa domestica o colonnina di ricarica) e per una ricarica completa (escludendo sistemi FAST per ricariche parziali da utilizzare durante i viaggi) i tempi variano dalle 3 alle 8 ore. Il tempo è influenzato da diversi fattori come la potenza in kW con cui si ricarica e la potenza massima accettata dal caricabatteria dell’auto. Per esempio se per una ricarica completa a 3,7 kW ci si impiega circa 5/6 ore, per la stessa batteria ma con una ricarica a 7,4 kW servirebbero più o meno 2/3 ore.
Purtroppo, però nella maggior parte delle abitazioni italiane la potenza disponibile non supera i 3 kW, per cui la velocità di ricarica potrebbe anche superare le 8 ore. Mentre nelle colonnine di ricarica sul territorio, con una potenza disponibile dagli 11 kW ai 22 kW, si ottengono ricariche rapide dell’auto.
L’autonomia delle auto elettriche oggi si assesta in un range che arriva fino ai 600km (dichiarati dalla casa) con batterie molto costose da 100 e oltre Kw a 150km con batterie da 22Kw. Le batterie per la maggior parte al Litio hanno una buona durata nel tempo, con un decadimento marcato nei primi 30000Km per poi assetarsi e mantenere una capacità intorno al 90%.
Il problema vero, che incide anche sulla crescita dell’auto elettrica, è il costo delle batterie e di conseguenza anche le prestazioni. Vero però che con la maggior richiesta e lo studio di nuove tecnologie il costo del Kwh è diminuito considerevolmente e continuerà a diminuire, infatti nel 2010 costava all’incirca 800 euro mentre nel 2017 il costo per KWh è sceso a 186 euro. Esperti sostengono che quando il costo per KWh scenderà sotto gli 80 euro a KWh si sarà raggiunto il punto di break-even e quindi un costo interessante per le auto elettriche. Anche perché allo stato attuale una batteria da 100 KWh, per avere un’autonomia interessante, costa ancora intorno ai 18.600.
Pregi
Emissioni nulle in atmosfera
Assenza di lubrificanti
Efficienza energetica
Prestazioni in accelerazione
Manutenzione limitata
Silenziosità
Accesso nelle ZTL
Difetti
Poca autonomia
Tempi di rifornimento elevati
Costo delle batterie e dell’auto troppo elevati
Vita media di una batteria circa 5 anni (2000 cicli)
Materie prime scarse per le batterie (Litio)
Per concludere risulta evidente che nel futuro della mobilità l’auto elettrica avrà numeri importanti, sempre che la tecnologia dell’idrogeno non prenda il sopravvento, grazie ad alcuni plus come, ad esempio, i tempi di rifornimento rispetto alla ricarica. Certamente questo futuro non è così immediato come molti sono portati a credere e difficilmente, vista la forte attenzione verso una mobilità green, si potrà fermare il processo. Un processo che vedrà come protagonista un mediatore in questo passaggio epocale, il sistema Ibrido. Perché è innegabile che il passaggio non potrà avvenire repentinamente ma gradualmente è il sistema ibrido è il perfetto passaggio dal motore endotermico a quello elettrico. Non si può ignorare che nonostante i governi e le case automobilistiche abbiano messo al bando i motori Diesel questi nel parco circolante rappresentano il 44% e che saranno utilizzati, perché impossibile sostituirli, ancora per un bel po’ di tempo da quelle utenze che percorrono molti km in autostrada e (oltre i mezzi pesanti) da tutti i veicoli commerciali leggeri, nelle città e per gli utenti che percorrono meno km il sistema ibrido è la soluzione ottimale nell’immediato ed in attesa che i miglioramenti tecnologici e i costi legati all’auto elettrica ne permettano una maggior diffusione! Ormai l’obiettivo è segnato, entro il 2035 le auto elettriche e/o ibride dovrebbero essere il 50% del circolante, mentre entro il 2050 quasi tutte le vetture vendute in Europa dovranno essere a emissioni zero.
Auto ad idrogeno alternativa all’auto elettrica?
Assolutamente sì, speriamo solo che la tecnologia porti presto dei risultati sfruttabili nel quotidiano. L’autovettura a idrogeno, con la produzione di corrente per alimentare un motore elettrico, è forse la soluzione perfetta per le infrastrutture, per i tempi di ricarica, per i costi e per finire sull’impatto ambientale. Nelle auto di questo tipo le batterie saranno solo di supporto (batterie tampone) e non il mezzo principale per l’alimentazione del motore elettrico.