Concorsi per ricercatori

 "Dobbiamo ripensare e riposizionare la figura del ricercatore e fare in modo che le università per prime possano scegliere, ridefinendo le modalità di reclutamento. Bisogna che siano riconosciute le competenze specifiche. Dobbiamo abbandonare la logica del concorso e pensare al valore della scelta senza ipocrisia, ma con coraggio e responsabilità". "Così com'è, il reclutamento è malato", ha affermato Cristina Messa, rettore dell’Università di Milano-Bicocca. "Nei concorsi, per evitare mal comportamenti, si è arrivati al punto di non scegliere più la persona ma dei numeri, come l'H-index, l'impact factor, la produzione scientifica calcolata con algoritmi. Bisognerebbe avere il coraggio di dire che ci sono altri meccanismi per reclutare, all'estero ne usano di completamente diversi: la cooptazione seria, fatta per gestire e mandare avanti il proprio ateneo, può essere virtuosa, ma deve essere trasparente ed evidente a tutti".

Sulla stessa linea anche Elio Franzini, rettore dell'Università degli Studi di Milano, che ha condiviso l'idea di "svincolare i concorsi universitari da quelli comuni per la pubblica amministrazione per fare un sistema virtuoso di cooptazione".

 


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