Nonostante la complessità dell’impresa, la carriera del professore universitario è assai ambita perché assicura grandi soddisfazioni e prestigio professionale e personale.
Il percorso per diventare docente universitario non è semplice in quanto comprende molti passaggi, occorre conseguire il diploma di laurea nella materia che si desidera insegnare, poi bisogna ottenere il dottorato di ricerca, che dura dai 3 ai 5 anni. Dopo il dottorato, il ricercatore deve sostenere un concorso che se ha esito positivo, lo fa diventare ricercatore universitario. Soltanto dopo 3 anni dalla conferma del ruolo, il ricercatore può essere confermato nell’ateneo, diventando così ricercatore confermato. Il gradino successivo, è rappresentato dalla partecipazione ad un altro concorso pubblico indetto dall’università presso cui si vuole insegnare, superato il quale si diventa professore associato. I docenti associati, a differenza dei professori ordinari, possono svolgere solo 350 ore di lezioni annuali. Alla fine delle ore stabilite per legge, si può accedere al concorso pubblico per diventare professore universitario ordinario.
L’iter per diventare professore universitario inizia conseguendo il dottorato di ricerca.
Durante il dottorato:
si redigono ricerche; si scrivono pubblicazioni su riviste scientifiche; si pubblicano saggi e libri, nella materia nella quale si è deciso di dedicarsi.
I corsi di dottorato fanno parte del 3° ciclo della formazione superiore e hanno l’obiettivo di preparare alla metodologia per la ricerca scientifica avanzata, prevedendo tra l’altro stage all’estero e la frequenza di laboratori di ricerca.
Per l’ammissione ai dottorati di ricerca bisogna possedere la laurea magistrale e superare un concorso per l’accesso. La durata è di almeno tre anni durante i quali il dottorando deve elaborare una tesi originale di ricerca.
Al termine del dottorato, bisogna superare un concorso per diventare ricercatore, il cui ruolo è quello di seguire le tesi degli studenti, fare loro da tutor e svolgere attività di ricerca specifiche.
Le università bandiscono i concorsi pubblici per ricercatori senza dovere rispettare limiti temporali, potendo decidere di fare le selezioni in qualsiasi momento. Il candidato può scegliere di sostenere il concorso anche in altre facoltà diverse da quella in cui ha conseguito il titolo di studio.
Al termine del dottorato, bisogna superare un concorso per diventare ricercatore, il cui ruolo è quello di seguire le tesi degli studenti, fare loro da tutor e svolgere attività di ricerca specifiche.
Le università bandiscono i concorsi pubblici per ricercatori senza dovere rispettare limiti temporali, potendo decidere di fare le selezioni in qualsiasi momento. Il candidato può scegliere di sostenere il concorso anche in altre facoltà diverse da quella in cui ha conseguito il titolo di studio.
I requisiti richiesti per partecipare al concorso di ricercatore sono il possesso di: una laurea specialistica; un buon curriculum. Sotto quest’ultimo aspetto assumono particolare rilievo un eventuale punteggio alto conseguito con la laurea, dottorati di ricerca compiuti in Italia o all’estero, esperienze di ricerca e pubblicazioni scientifiche su riviste specializzate.
Il concorso per ricercatore prevede due prove scritte ed una orale:
la prima prova scritta ha ad oggetto il percorso formativo scelto dal candidato; la seconda prova si svolge su un argomento della materia fondamentale scelta; nella prova orale si discute delle ricerche effettuate dal candidato fino a quel momento.
La carriera universitaria è gestita direttamente dagli atenei in perfetta autonomia. Perciò, i bandi per il reclutamento del personale vengono pubblicati sui siti web ufficiali o all’interno delle bacheche d’istituto.
Le tipologie di ricercatore che solitamente le università inseriscono nel loro organico sono due: ricercatore a tempo determinato con stipula di contratti triennali non rinnovabili; ricercatore a tempo determinato con stipula di contratti triennali rinnovabili per altri due anni.
In entrambi i casi per potere accedere al concorso da ricercatore, bisogna possedere il dottorato di ricerca e avere avuto dei contratti da ricercatore.
Fino a qualche anno fa, il ruolo di ricercatore universitario poteva essere anche a tempo indeterminato, ma con le nuove disposizioni di legge, sono ammessi al concorso (fino ad esaurimento) solo gli interessati al trasferimento di sede universitaria.
Trascorsi almeno tre anni da quando si è ottenuto l’incarico di ricercatore universitario, si può ottenere la conferma del ruolo. Si diventa così ricercatore confermato. In caso di esito negativo, invece, il ricercatore può chiedere un nuovo giudizio dopo due anni.
Lo stipendio di un ricercatore universitario è compreso tra 1.400 euro e 1.700 euro al mese.
Ogni tre anni, avviene lo scatto di anzianità, per cui si ha un aumento del guadagno del 12% per i primi 12 anni di carriera, del 6% dopo 16 anni e del 2,5% dopo 28 anni di carriera.
Anche per diventare professore associato bisogna sostenere un concorso pubblico, superato il quale si può insegnare dalle 250 alle 350 ore annuali. Terminate le ore previste dalla legge e vinto l’ennesimo concorso pubblico, si diventa docente ordinario, che è la massima qualifica universitaria.
Gli stipendi mensili dei professori universitari, che vengono stabiliti dal Miur (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca), variano a seconda della carica che si ricopre, delle ore di lezione e degli incarichi conferiti. Per i professori associati, lo stipendio mensile è ricompreso tra i 2.200 euro ed i 2700 euro, mentre per i professori ordinari, lo stipendio mensile può variare dai 3.300 ai 4.000 euro.