Ipazia d’Alessandria

Ipazia d’Alessandria

Astronoma, matematica e filosofa, Ipazia fu una donna libera ed emancipata, uccisa da un gruppo di fanatici.

Ipazia nacque intorno al 370 d.C. ad Alessandria d'Egitto e venne avviata dal padre allo studio della matematica, della geometria e dell'astronomia. Damascio, filosofo neoplatonico e ultimo direttore della Accademia di Atene racconta che: 

"Poiché aveva più intelligenza del padre, non fu soddisfatta dalla sua conoscenza delle scienze matematiche e volle dedicarsi anche allo studio della filosofia. La donna era solita indossare il mantello del filosofo e andare nel centro della città. Commentava pubblicamente Platone, Aristotele, o i lavori di qualche altro filosofo per tutti coloro che desiderassero ascoltarla. Oltre alla sua esperienza nell’insegnare riuscì a elevarsi al vertice della virtù civica".

Anche Socrate Scolastico ci tramanda la figura di una filosofa sempre pronta a insegnare: "Ad Alessandria c’era una donna chiamata Ipazia, che ottenne tali successi nella letteratura e nella scienza da superare di gran lunga tutti i filosofi del suo tempo"

Amava molto esporre il suo pensiero in pubblico. Tutta la città la amava e le rendeva onore, mentre le autorità la consultavano spesso sulle questioni pubbliche. Indubbiamente, questo suo insegnare pubblicamente la filosofia poteva essere interpretato come un’ aperta sfida ai cristiani di Alessandria. Dopo l’Editto di Tessalonica del 380 con il quale il Cristianesimo era diventata la sola religione ammessa nell’Impero, i Cristiani vollero smantellare ogni forma di culto pagano. Ma fu tra il 391 e il 392 che le norme antipagane ebbero una recrudescenza inaudita. Di qui, tutta una ondata di tumulti e violenze nei confronti delle popolazioni pagane e dei loro culti. I cristiani da martiri si erano trasformati in persecutori.


Fu in questo clima che il vescovo Cirillo mostrava apertamente la propria ostilità nei confronti della filosofa. Secondo Damascio l'odio del vescovo verso Ipazia era generato dall'invidia. Così egli scrive: "Così accadde che un giorno Cirillo passò presso la casa di Ipazia, e vide una grande folla di persone e di cavalli di fronte alla sua porta. Alcuni stavano arrivando, alcuni partendo, e altri sostavano. Quando lui chiese perché c’era là una tale folla e il motivo di tutto il clamore, gli fu detto dai seguaci della donna che era la casa di Ipazia il filosofo e che lei stava per salutarli. Quando Cirillo seppe questo fu così colpito dalla invidia che cominciò immediatamente a progettare il suo assassinio e la forma più atroce di assassinio che potesse immaginare".

Cirillo riuscì a fomentare l'animo dei Cristiani contro Ipazia. Un gruppo di cristiani si misero d'accordo e si appostarono per sorprendere la donna mentre faceva ritorno a casa. Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci. Dopo che l’ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brandelli del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli.


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